La Musica dei Bimbi

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  1. Brežnev
     
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    Le musichine orecchiabili e bambinose, quelle che hanno un incanto e una cantabilità tutta infantile, le comincia a fare Wolfgang Amadeus Mozart
    La famosissima Eine Kleine Nachtmusik, ovvero la Serenata per Archi in Sol Maggiore nr. 13, KV 525, scritta intorno al 1787, è l’emblema delle cosine che cantano i bambini…
    Già il babbo di Mozart, Leopold, aveva scritto della roba sui giocattoli, che però nessuno ha sentito fino al 1813…
    E infatti è l’’800 il secolo in cui l’infanzia ha parecchia importanza nelle composizioni musicali…

    Robert Schumann, con le sue Kinderszenen (1838), incarna perfettamente lo spirito ottocentesco della musica, che dava alla purezza della visione del bambino un’importanza immensa, parallela alla poetica del fanciullino di Giovanni Pascoli (che è sempre di là da venire).
    Parafrasando alcune idee tardo-settecentesche di Franz Schubert (specie i lieder, da Erlkönig in poi), Schumann ha fatto quello che è il primo capolavoro della musica dell’infanzia…
    Temi e melodie che si susseguono per puro spirito di associazione, senza ritorni tematici, in una rapsodica successione precipuamente giocosa e inconscia, che non ammette nessuna logica se non quella del gioco dei bambini (che troverà eccellente versione letteraria 150 anni dopo nel Momo di Michael Ende, quando i bimbi giocano di essere su una nave).
    Una musica argentina e quasi balbettante che anticipa perfino lo Stravinskij di Petruška…
    Solo il bambino può vedere la realtà e solo la musica che ricalca la visione del bambino può essere vera musica, e vera libertà…

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    Nel suo incanto e nella sua enfasi fantastica, ai primi posti nell’immaginario musicale infantile sta l’opera di Camille Saint-Saëns
    La Danse Macabre (1874) con le sue immagini di scheletri danzanti e con la sua struttura fiabesca di morte e resurrezione grazie alla luce che arriva (una trama musicale che aveva cercato di narrare anche Modest Musorgskij nella Notte sul Monte Calvo, composto nel 1867 e che aveva incluso nell’opera La Fiera di Sorocincy nel 1880, poi rimasto incompiuto e passato sotto le grinfie di Nikolaj Rimskij-Korsakov che lo ha ridotto a quel lussureggiante poema sinfonico che tutti hanno sentito nella Fantasia di Disney) è fonte di grande suggestione nei bambini, grazie all’uso effettistico dell’orchestra, che impiega una gran quantità di percussioni e timbri (xylofoni a iosa), e una disinvolta sapienza di tempi e ritmi (tempi di danza e di balletto non gratuiti ma di immediata efficacia).
    Il duettare del violino con la grande orchestra, in un avvicendarsi virtuosistico di note “orientalizzanti”, con sicuro spirito melodico e coreografico (sembra di vederli danzare questi scheletri, in un ritmo davvero di europa centrale, quasi “ungherese” come i film di Dracula), con l’orchestra che via via si ingrandisce e coinvolge sempre più strumenti nella danza macabra solo di nome, ma che ha solo una nota esotica, è un pezzo che affascina molto lo spirito di gioco e di infantilità…

    Saint-Saëns è l’autore anche del primo vero grande classico dei bambini: Les Carnaval des Animaux (1886).
    Un curioso ensemble orchestrale cameristico e salottiero (due pianoforti, un glockenspiel, un quartetto d’archi [violino primo, violino secondo, viola e violoncello], un contrabbasso, un flauto, un ottavino, un clarinetto e uno xilofono) cercano di illustrare musicalmente uno zoo…
    Infatti tutto è strutturato quasi a “stanze”, a “luoghi”, a “gabbie” (la gabbia del leone, dell’elefante, l’acquario, la voliera, la gabbia delle scimmie, la stanza dei fossili, il lago del cigno).
    Nonostante Saint-Saëns non andasse affatto fiero di questa composizione (cercò in tutti i modi di farla bruciare e finché ebbe vita riuscì a non farla pubblicare), giudicandola troppo frivola e inconcludente, proprio lo spirito di gioco salottiero e di espediente combinatorio musicale, lo rendono probabilmente il capolavoro della musica impressionistica, quasi più sincero dei lavori di Debussy.
    Ogni sezione ha in se il ruzzino della citazione, e la felicità di trovare soluzioni di strumentazione non convenzionali.
    Si va avanti per flash e per schizzi (proprio come nella pittura impressionista), senza mai mettere a fuoco nulla, solo correndo felici tra una citazione e l’altra e tra uno strumento e l’altro.
    Si varia tra la goliardica felicità dei fossili (che cita le canzoncine francesi come “au claire de la lune” e l’ouverture del Barbiere di Siviglia di Rossini) al contemplativo intimismo dell’Acquario e del Cigno, che senz’altro sono i pezzi migliori e più famosi insieme al pirotecnico finale…
    Del Cigno, Anna Pavlovna ha fatto una versione coreogfrafica chiamata La Morte del Cigno (1905), e l’Acquario è tutt’ora la sigla del Festival di Cannes.
    L’Acquario è uno dei pezzi più sorprendenti, soffuso e sospeso, più simbolista che impressionista, sembra designare musicalmente uno stato d’animo mentale, una immaginazione…
    Il lavoro degli archi sembra “volare” e il glockenspiel e il pianoforte rendono un “ambiente” vacuo e immateriale, un impalpabile sensazione più che un luogo…

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    Una grande suggestione nei bambini, simile a quella della Danse Macabre, la dà lo scherzo sinfonico L’Apprenti Sorcier di Paul Dukas (1897).
    Teso e narrativamente serratissimo, ha risoluzioni orchestrali di smagliante efficacia, di impagabile verve ritmica e di un gusto tematico impareggiabile…
    Fece un successo immane molto prima del film di Disney e Topolino che lo consacrò…
    Una musica che tornava a dare importanza alla brevità efficace, insieme ai balletti di Delibes, in cui l’importante era il mito e l’esperienza vissuta, più di impressione che di consapevolezza, lontana anni luce dai bulldozer piendi i pensiero meditato e consapevole di Wagner e Strauss (che proprio allora presentava Also Sprach Zarathustra).
    Il ripetersi del tema in infinite combinazioni, la molteplicità incalcolabile degli effetti e degli accenti, la variopinta tessitura, lo rendono una fantasmagoria che non ce la fai a smettere di riascoltare, e la morale favolosa della magia, della “creazione” che sfugge di mano, è la perfetta metafora del mondo che è inconoscibile, e che quindi è inutile cercare di irreggimentare in prefabbricate filosofie che credono di aver capito tutto…






    Un sommo delle musiche infantili è Pëtr Il’jč Čajkovskij.
    I suoi tre balletti (Il Lago dei Cigni, 1879; La Bella Addormentata, 1890; e Lo Schiaccianoci, 1893) sono i classici dei classici per i bambini…
    Le loro danze e controdanze contengono tutto quello precedentemente espressio da Schumann e Saint-Saëns (Čajkovskij e Saint-Saëns erano compagni di bevute).
    La visione del mondo come una favola, in cui c’è da sconfiggere il cattivo (e in cui, purtroppo, è possibile che il cattivo sconfigga te), e in cui per ogni principe c’è una principessa e per ogni variazione dell’uomo c’è quella per la donna, in un susseguirsi abbraccioso di voglia di essere amati e di amare, in un modo elementare, proprio da bacini dei bimbi di 6 anni (quello che ritroviamo nei film di Miyazaki o in quelli di Buster Keaton), è il massimo della musica infantile…
    Il tutto presentato con accorgimenti davvero da racconto fiabesco: effetti spaziali (gli effetti sonori che si presentano non solo con cambiamenti timbrici, ma proprio anche per come gli strumenti sono disposti nell’orchestra: tipo, ad uno strumento che suona a destra, risponde uno strumento che suona a sinistra e così via), effetti orchestrali inusitati (la ricerca di sonorità “divertenti”: fagotti contro ottavini e una gran varietà di percussioni), effetti ritmici difficilissimi (con scoppi ed esplosioni irregolari, che rendono al massimo l’azione, in modo mai sentito prima, che supportano un racconto serrato e abile, un’azione precisa e veloce) ma gioiosi, con la forza della trama che arriva felice e contenta…
    I risultati dei balletti si sentono anche nei poemi sinfonici di Petrolina (specie nel Romeo e Giulietta, nella Tempesta, nella Francesca da Rimini), nelle sinfonie (più che altro nella 4°), nei concerti (specie nel primo per piano e in quello per violino): quell’incanto giocoso di raccontare qualcosa con la musica, ripreso da Schumann e Berlioz, ma non più riferito a storie private (Berlioz raccontava i suoi amori finiti male), ma proiettato all’universale, e che sconfina con la filosofia: il vivere la vita il più gioisamente possibile, e volare in un mondo di fate e di sentimenti possenti, che è senz’altro la gran felicità dei bimbi…
    Però in Petrolina c’è il dramma che in Schumann e Saint-Saëns non c’è, e cioè che c’è il cattivo, il birbaccione e l’infelicità, che arriva, e anche se hai volato con tutte le fate che ti pare, e hai danzato con i fiocchi di neve e con i fiori, il birbaccione arriva e ti acchiappa per i piedi, e ti fa sprofondare nell’aporia dell’esistenza reale, dove le fate non ci sono (vedi il Manfred e la Patetica) e dove ci si butta nella Nevà ghiacciata, in cerca proprio di quelle fate che a San Pietroburgo non ci sono…
    Forse proprio per questa consapevolezza della fantasia che finisce, le opere di Petrolina sono le più felici…
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    L’importanza che ha avuto Petrolina nei lavori successivi è immensa: Stravinskij è contenuto tutto in Petrolina…



    E proprio Stravinskij, nel 1910, con Michel Fokin, realizzerà un capolavorone dell’infanzia: L’Oiseau de Feu
    Carino e innamorato, da cartolina illustrata, L’Oiseau de Feu è proprio un archetipo, una codificata storia di favola sicura e stereotipata alla perfezione, con la principessa imprigionata liberata dal principone…
    Stravinskij (a cui il soggetto faceva ampiamente schifo) riesce a rendere l’amore infantile e benigno, così come riesce a rendere con sommo divertimento bambinesco le difficoltà timbriche delle danze…
    Sulla scia dell’Oiseau de Feu, Maurice Ravel farà Daphnis et Chloé
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    Pieno di verve d'infanzia, con singolari effetti bambineschi e di incanto di giovanile, è anche Petruška (1911), fatta di rulli di tamburi e di felicità che però si disturbano in una triste storia di eterni umiliati.
    L'infanzia però si sente tutta nel perfetta risoluzione musicale delle mosse delle marionette.


    Ma il primo vero lavoro che si rivolgerà esplicitamente ai bambini è Petja i Volk, Pierino e il Lupo, di Sergej Prokof’ev, del 1936…
    Per la prima volta un intero racconto preciso e narrato viene “recitato” dagli strumenti musicali, con una cura divertita nel rendere ogni sfumatura “recitativa”, ogni momento di suspence, ogni movimento dei personaggi…
    La scrittura di Prokof’ev, tutta al servizio dell’azione, riesce quasi a sorpassare i risultati di Stravinskij e Čajkovskij: cambi repentini di tempo e tono, indicibili velocità, irregolarità viperine…
    Un trionfo assoluto della musica per i bambini, in cui si sente tutta la forza del racconto, come solo la musica sa dare e sa rendere, e sempre foriero di grande emozione sentire l’orchestra che duetta in modo così preciso (e per la primissima volta) con la voce narrante, e non in termini declamatori e accessori di un Pierrot Lunaire qualsiasi, ma con la potenza della diegesi, con la millimetrica precisione, perfino nell’irregolarità, che caratterizza questa fantasmagoria che non è didattica, ma proprio precipuamente emozionale…
    La musica si tocca con mano in questo capolavoro!





    Sottintende un pubblico infantile il Concerto nr. 2 per pianoforte di Šostakovič, del 1957, composto per il figlio Maxim…
    Le sue derivazioni dall’Apprenti Sorcier, nel primo movimento, sono evidenti nella gioia di presentare il tema in diversi moti ed accenti…



    Un classico assoluto della musica per bambini è la Young Person’s Guide to the Orchestra: Variations and Fugue on a Theme of Purcell (1946) di Benjamin Britten, che, però, al contrario di Pierino e il Lupo, ha intenti completamente didattici…
    In poco meno di 15’, Britten proprio insegna l’orchestra: suddividendo perfettamente le variazioni e le fughe del famoso tema 600esco di Purcell, stando attento alle peculiarità di ogni famiglia, e senza nessun intento narrativo, concentrandosi sulle suggestioni che arrivano dal solo ascolto del timbro dei singoli strumenti…
    Carina e attenta, te la fa di sicuro prendere bene, anche se la mancanza della tensione narrativa la rendono molto più asciutta e meno affascinante rispetto a un Pierino e il Lupo.
    Però, in effetti, per gli intenti didattici e di chi vuole masticare di musica, risulta anche più adatta allo scopo didattico…
    [difatti per anni Britten ha insegnato, e poi il riferirsi a una “young person”, testimonia l’attenzione che Britten aveva per i bimbi maschi, spesso anche inquietante, come raccontano David Hemmings e Peter Pears – assimilabile alle ossessioni di Lewis Carroll per le ragazzine]


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    Un’occhiata alle edizioni:

    di Schumann potete ascoltare qualsiasi versione.
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    Idem per la Danse Macabre. (la mia preferita: quella di Bernard Haitink con la Koninklijk Concertgebouworkest)
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    Del Carnevale degli Animali hanno fatto abbastanza successo discografico le versioni di André Previn con la Pittsburgh Symphony e quella di Charles Dutoit con la London Sinfonietta.
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    Decine sono le versioni dell’Apprenti Sorcier…
    Io vi consiglio di evitare quella di Fantasia, molto accorciata e tagliata da Disney e Stokowski.
    Lussureggiante la versione di Eugene Ormandy e la Philadelphia Orchestra.
    Molto bella e narrativamente ottima quella di Lorin Maazel con l’Orchestra National de France.
    La mia preferita: quella di Ernest Ansermet con l’Orchestre de la Suisse Romande.
    In linea di massima: i giovani, in questo scherzo sinfonico, si comportano meglio dei grandiglioni.
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    Dei balletti di Petrolina vi consiglio di ascoltare le versioni di Seiji Ozawa. Il suo Lago dei Cigni, per esempio, del 1979 con la Boston Symphony è di assoluto riferimento. Però non ha registrato la Bella Addormentata integralmente.
    Sulla Bella Addormentata hanno fatto un lavoro ottimale Michail Pletnev (l’unico che l’ha registrata integralmente nel 1999 con la Russian National Orchestra), Antal Dorati e André Previn.
    Molto disgnitose le versioni di Richard Bonynge (il primo che ha avuto i coglioni di registrare tutti e tre i balletti insieme), Valerij Gergiev e Charles Dutoit.
    Davvero lussureggianti le suites dirette da Georg Solti e Mstislav Rostropovič.
    Le versioni di Ansermet sono ottime ma vecchissime.
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    Dell’Oiseau de Feu sono eccellenti le versioni di Riccardo Chailly e Leonard Bernstein, ma le uniche integrali serie sono di Ansermet, di Valerij Gergiev (molto spumeggiante, forse troppo), e soprattutto di Michael Tilson Thomas
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    Di Pierino e il Lupo la versione italiana pià famosa è quella di Roberto Benigni e Claudio Abbado con la Chamber Orchestra of Europe…
    Esiste anche una versione di Eduardo De Filippo e Lorin Maazel con l’Orchestra National de France.
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    Per la Young Person’s Guide to the Orchestra io ho sentito, carinissima e veloce, la versione di Simon Rattle e la City of Birmingham Symphony Orchestra.

    Negli anni ’60 Leonard Bernstein con la New York Philharmonic registrò per la Sony un album: Children’s Classics che includeva: Pierino e il Lupo, il Carnevale degli Animali e la Young Person’s Guide to the Orchestra.
    È un album fondamentale che documenta la passione didattica di Bernstein, che in quell’album dirige l’orchestra e narra Pierino e il Lupo; poi, parlando e dirigendo, spiega esegeticamente tutto il Carnevale degli Animali, e poi fa spiegare ad un ragazzino tutte le tracce della Young Person’s…
    Una pietra miliare discografica e didattica musicale!


     
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    Esistoni cosi belli canzoncini per i piccoli! Secondo me é molto importante se i piccoli sono interessati di musica di iniziare presto ad imparare un strumento musicale per bambini. Ormai esistoni cosi tanti e belli strumenti che sono ottimi giá per bambini di 3-4 anni.

    Edited by francober - 3/6/2022, 22:28
     
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1 replies since 3/2/2009, 09:37   1479 views
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